mercoledì 6 agosto 2014

I CAVALIERI DELL'INUTILE.

Philippe Petit è nato in Francia ma non in un circo. Da piccolo si è fatto espellere da cinque scuole e nel tempo libero - cioè tutto il tempo di cui disponeva - ha imparato a fare giochi di prestigio e a barare con le carte, a cavalcare, a tirare di scherma, ad arrampicare e a parlare cinque lingue, oltre al francese, lo spagnolo, il russo, l'inglese ed il tedesco. 

A sedici anni è fuggito di casa per essere libero e indipendente e diventare artista di strada, è salito su un cavo ed ha cominciato il suo gioco d'azzardo, il mestiere di funambolo. 

"Il filo non è ciò che si immagina. Non è l'universo della leggerezza, dello spazio, del sorriso. E' un mestiere. Sobrio, rude, scoraggiante". 

Il 7 agosto 1974 - domani saranno 40 anni - Philippe ha camminato a oltre 400 metri d'altezza su un filo teso tra i due grattaceli del World Trade Center a New York, le Torri Gemelle. Quelle che non ci sono più. La sua non era una impresa autorizzata o come succede quasi sempre adesso una iniziativa pubblicitaria promossa o sponsorizzata da un brand, da un ente, da una azienda. La sua era una impresa inutile e superflua. Folle. Pericolosa. Per giunta un crimine. La preparazione dell'impresa, in gran segreto, è durata 6 anni fatti di studi, progettazione, calcolo, allenamento, ricerca, messa a punto. 

Perché lo hai fatto? gli hanno chiesto migliaia di volte e la risposta e sempre stata una sola, una soltanto: "Non c'è nessuna ragione"

A uomini così, ai Cavalieri dell'Inutile, il mondo e l'umanità devono deve dire Grazie. 

Grazie per averci mostrato la via, per averci spiegato che il successo e l'insuccesso sono due facce della stessa medaglia. Grazie per avere ideato e realizzato un sogno che è per i più inconcepibile, troppo grande per essere anche soltanto pensato e che rimane nelle immagini e nel ricordo, nella storia, qualcosa che sarà per sempre nei nostri occhi e nel nostro immaginario, una performance assoluta, cristallina, lucente. Pura. Grazie Philippe per avere inseguito il tuo sogno e per non avere mollato mai, contro tutto e contro quasi tutti. 

Grazie per non avere mai ceduto alle lusinghe della pubblicità, dal commercio, della celebrità, alla necessità economica di cavalcare il successo. Grazie per averla tentata e fatta, quella camminata sul filo, quarant'anni fa. 

Grazie soprattutto per non avere mai dato risposta a quella domanda, la solita, stupida e legittima insieme: perché lo fai? 

Non c'è perché.

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