venerdì 12 settembre 2014

COSE CHE TI TIRI DIETRO TUTTA LA VITA.

Indossi delle bellissime scarpe da running Adidas con la suola tassellata, sei l'unico. Gli altri delle Superga o delle Tepa Sport o delle Clark, qualcuno delle College con dei calzini bianchi di cotone. Uno delle Lotto, che marca è, la Lotto? Mai sentita. Altri delle scarpe anonime, di tela, da mercato. Poi dei jeans chiari e una polo azzurra, la più bella che hai. D'altra parte è anche l'unica che possiedi, di polo. A parte quella nel tuo cassetto ci sono soltanto magliette. Da mercato, anche le tue. Poi ti sei messo l'orologio della cresima, quello bello con il cinturino in pelle. 

Ci hai messo del tempo per decidere come vestirti il primo giorno di scuola delle superiori, quello è un momento che ricorderai per sempre e anche i tuoi compagni, alcuni dei quali diventeranno gli amici di una vita intera, lo ricorderanno per sempre quel giorno. Lo ricorderete. Insieme. E' un momento speciale, o almeno così ti pare. Così pare a tutti quelli della tua età. Per questo ci hai messo tanta cura nel decidere come vestirti, perché anche gli altri ce la mettevano. E poi la notte non sei neanche riuscito a dormire. 

Ora sei lì, fuori dalla scuola, in piedi insieme a tutti gli altri, genitori ce ne sono pochi, pochissimi e stanno in disparte. Non sono mica le medie queste, sono le superiori. Ti guardi intorno cercando uno sguardo amico, qualcuno che conosci. C'è uno delle elementari sulla destra in fondo e uno basso e grasso dell'asilo di cui ti ricordi. E' ancora più grasso. Cinque anni di elementari e tre anni di asilo e con nessuno dei due avevi mai scambiato una sola parola. Indifferenza. Magari adesso sono diventati simpatici. Chissà in che classe stanno? C'è il suono elettrico della campanella, l'aria fresca di settembre e il cielo azzurro. 

Vai dentro, appena varcata la soglia fatta di una gigantesca porta a vetri con gli infissi di alluminio anodizzato c'è un aria calma, ferma, diversa da quella che c'era fuori. Anche i rumori che rimbalzano sulle pareti fanno un suono particolare, un rimbombo diverso dalle scuole medie. E' un suono più neutro, più distaccato. Meno aulico. Più adulto. Entri in classe e prendi posto, un banco contro il muro, non troppo avanti, non troppo indietro. A metà, la metà esatta. Dalla parte opposta rispetto alle finestre. Il professore entra subito dopo tenendo dei libri e dei fogli e un registro nuovo sottobraccio, saluta e si presenta, inizia a parlare, a presentarsi e a presentare, si siede sulla cattedra e parla stando lì sopra. Vuole fare il simpatico. L'amicone. Ma tu non ci caschi. 

Tu un professore seduto sulla cattedra non lo avevi mai visto, anzi a ben pensarci professori o maestri, maschi, né alle elementari né alle media, non ne hai quasi mai avuti. Nemmeno all'asilo, ma quello tutti. Fai un giro di orizzonte con lo sguardo, guardi i tuoi compagni e i muri verdini della classe con quelle liste di legno in alto che vanno da parte a parte, fuori dalla finestra si vede la cima di due piante di acero molto giovani, le foglie verdi, stanche, ti immagini il tronco grigio pallido che scende in verticale verso il basso e si infila in una terra marrone seccata dall'estate calda che non è ancora finita. D'un tratto mentre il professore parla e parla si zittisce, chiede il silenzio con lo sguardo anche se nessuno fiata da quando è entrato, a parte due giù in fondo alla classe nell'ultima fila, che parlano tra loro e ridono di tutt'altro. Il professore ha dei capelli lunghetti e riccioli, porta gli occhiali, è seduto immobile con la testa e sembra voglia ascoltare qualcosa. Annusa, sollevando la punta del naso per aria e ruotando la testa sul collo, a destra e a sinistra. Tu sei a sinistra. 

"Cos'è questo odore di merda?" 

I tuoi compagni ridono, esplodono in una risata fragorosa e liberatoria, leggera, prolungata, spezzando quella tensione che c'era nell'aria e che ti stringe lo stomaco e la gola e il torace in alto all'altezza dei pettorali, tra le due ascelle. Ci sono dei muscoli, lì, che fino a stamattina non sapevi nemmeno di avere. Tu non ridi, sei l'unico. Sorridi. Sorridi e scivoli in avanti sul sedile e fai strisciare le suole tassellate delle tue Adidas TRX nuove - bellissime - sul marmo del pavimento, le spingi più indietro che puoi sotto il sedile della sedia, è una seggiolina piuttosto piccola quella su cui stai seduto. Le immaginavi più grandi, le sedie delle scuole superiori. 

Cerchi di tenere le suole piatte appoggiate al pavimento, nascondi meglio che puoi i piedi dietro alla cartella, facendo attenzione a non toccarla. I nuovi compagni ti guardano, tu guardi loro. Senti quel caldo sulla faccia, dentro alle orecchie. 

Sono cose che lasciano un segno, queste. 
Finisce che te le tiri dietro per tutta la vita.

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